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Eugenio Dittborn: La Rivoluzione di Internet

Mi sto preparando a partecipare alla Biennale di Joannsburg, in Sud Africa, e l'entusiasmo non è poco. Infatti, la differenza specifica della mia arte sarà mantenuta. Il tema verte proprio sullo scambio di radici: intercultura è la parola d'ordine (dove tuttavia, perchè ci sia passaggio da uno all'altro elemento, devono rimanere separate le parti). Bisogna, infatti, cercare emozioni che superino i luoghi del mercato e sono indubbiamente luoghi del mercato le mostre citate nella domanda ["A chi serve la Biennale di Venezia?" NWA].
Bisogna cercare spazi specifici, oppure approfittare di spazi mercantili snaturandoli, ossia saturandoli di fantasia. Mi sembra questo l'unico rimedio alla prospettata omogeneità culturale che rischia di ibernare il dibattito e soprattutto la produzione, limitandola ad una sorte di artigianato dell'era tecnologica. È un fenomeno cui stiamo già assistendo. Ad esso le periferie del mondo, per esempio l'America Latina, stanno opponendo, forse anche attraverso il sentimento di rinascita democratica, il recupero del senso critico e della propria identità culturale.
L'arte vive in una sorte di catacomba dalla quale risorge, a distanza di decenni o addirittura di generazioni. In questo senso sono molto importanti i problemi posti da Internet. In dieci anni essa produrrà un enorme numero di di informazioni accessibili a chiunque.(Il problema sarà allora comprendere che la rete è una sorte di posta , tramite la quale si possono spedire composizioni di ogni tipo, evitando il rischio che ci innamori del mezzo dimenticando il contenuto).
Stiamo assistendo ad una vera rivoluzione che ha per cuore l'annullamento dello spazio fisico e così anche della distanza oceanica tra il nostro continente e gli altri. Presto Internet sarà la fiamma intorno alla quale gireranno come falene, fra il pericolo di sparire e la loro infinita moltiplicazione, gli oggetti d'arte.
Non scomparirà il commercio ma il modo in cui l'abbiamo inteso sino ad oggi e con esso tutte le sue elefantiache manifestazioni. Tutto sarà molto mobile e se ci saranno mostre internazionali avranno esse stesse sede mobile, se non virtuale. Scompariranno il centralismo e la burocrazia dell'arte, cadranno le sue capitali nobili. Sarà enormemente ridimensionato anche il ruolo del curatore, come naturale conseguenza del moltiplicarsi delle manifestazione. Avrà un enorme sviluppo la discussione per immagini, e finalmente la parola più importante tornerà all'unico segno che anche moltiplicato permane eguale a se stesso: quello dell'artista.

Eugenio Dittborn

Sotto autorizzazione di Quadri & Sculture

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